Tristezza Post-Parto

tristezza post parto

I mesi immediatamente successivi al parto, sono la fase della vita femminile più complessa e multisfaccettata.

Questo momento, caratterizzato dal riassestamento dell’equilibrio della personalità della donna, attraversa fasi alterne di cambiamenti e riorganizzazioni che facilitano o ostacolano l’acquisizione del ruolo materno.

 

I normali cambiamenti psicofisiologici e ambientali che si verificano durante il periodo immediatamente successivo alla nascita di un figlio possono produrre per l’appunto una serie di difficoltà nel passaggio alla genitorialità; in questa fase molte donne affrontano il possibile rischio della depressione post-partum.

La depressione post-partum non dovrebbe però essere confusa con la così detta “tristezza post parto” o maternity blues, proprio per questo riporto di seguito la differenza.

TRISTEZZA POST PARTO O MATERNITY BLUES

La tristezza post parto o maternity blues si tratta di un lieve disturbo emozionale transitorio di cui soffrono più della metà delle donne occidentali nei giorni immediatamente successivi al parto. Questo disturbo è conosciuto come “sindrome del terzo giorno” o “sindrome transitoria”, ma più comunemente come maternity blues. I blues sono caratterizzati da crisi di pianto, ansia, stanchezza, tristezza, oscillazioni dell’umore, abbassamento delle capacità di concentrazione e ipersensibilità, che si accentuano intorno al quinto giorno dopo il parto e tendono a durare alcune ore o alcuni giorni. La donna dopo il parto, si trova a dover cambiare la propria immagine corporea, passando dall’immagine di sé come gestante a quella di madre che si prende cura di un bambino piccolo e indifeso. Inoltre la separazione biologica del parto genera uno spazio vuoto che si deve piano piano colmare e riempire di soddisfazioni reali. Il senso di vuoto interno che consegue alla nascita del bambino può essere compensato dalla vicinanza fisica del neonato stesso; il poter godere di un intimo e costante contatto con il proprio bambino può aiutare la madre a ritrovare quell’unione che il parto ha immediatamente rotto e a vivere in maniera meno traumatica il passaggio dalla fusione alla separazione. In tale evenienza, normalmente lo stato emotivo della maternity blues tende a diminuire spontaneamente e a scomparire dopo poche settimane. Alcune madri che hanno bisogno di maggiore tempo per rielaborare l’esperienza vissuta con la nascita del bambino e per incontrarlo nella realtà, possono presentare un quadro clinico particolarmente accentuato e duraturo di maternity blues, caratterizzato da crisi di pianto, irritabilità e disturbi somatici, come insonnia e cefalea. Questi sintomi, generalmente, tendono a scomparire intorno al decimo, quindicesimo giorno dopo il parto.

LA DEPRESSIONE POST-PARTO

La tristezza post-parto interessa il 10-20% delle donne che partoriscono. I sintomi che caratterizzano questo disturbo sono: sentimenti di inadeguatezza, di incompetenza e di disperazione, collera, ipersensibilità, ansia, vergogna, odio e trascuratezza verso se stesse e verso il bambino, disturbi del sonno e dell’appetito, calo del desiderio sessuale e pensieri suicidari. Altri sintomi, riferiti da madri che presentano questo disturbo riguardano pensieri di carattere ossessivo relativi al bambino, paure immotivate e non legate alla situazione reale di far cadere e fare male al proprio figlio. La tristezza post-parto si sviluppa entro 6-9 mesi dal parto con un picco tra le 8 e le 12 settimane. Tra i fattori responsabili del disturbo oltre a quelli ormonali ci sono quelli di natura psicologica e relazionale. Esempio ne sono; la mancanza di una relazione intima coniugale, la perdita della madre prima degli 11 anni, la mancanza di un lavoro retribuito, le specifiche aspettative circa la maternità, i conflitti sulla propria identità femminile etc,.

La depressione produce nella madre una generale limitazione nell’espressione dell’affettività visibile dall’aspetto triste, teso, ansioso e talvolta irritato del volto, che si esprime nella tendenza a evitare il contatto fisico e visivo con il proprio bambino, non coinvolgendolo nelle attività di gioco o punendolo. Questo può portare effetti negativi sulla relazione madre-bambino presente e futura. Per questo una mamma va aiutata.

Una psicoterapia tempestiva ed efficace aiuta

Attraverso un supporto psicologico durante la maternità, spesso multi-disciplinare è possibile uscire da sofferenza e tristezza e migliorare la propria capacità di gestire problemi, situazioni considerate insuperabili, il rapporto madre-figlio. Come? Attraverso una relazione accogliente e non giudicante e identificando e modificando le credenze che stanno alla base dei pensieri negativi.